
Allora: si prende una carta stradale del Regno Unito, si dirige l’indice su di un punto prossimo al mare, preferibilmente in basso a destra, si spinge un pulsante immaginario su Canterbury e in automatico si accenderà il nome di Richard Sinclair.
Dapprima chitarrista occasionale dei Wild Flowers, autori di alcuni singoli negli anni Sessanta, fondatore autore e bassista dei magnifici Caravan, nel 1972 – dopo la pubblicazione di Waterloo Lily – fuoriesce dalla band e forma gli Hatfield and The North, gruppo che sta a metà tra il Progressive e il Jazz Rock, un originale connubio al quale presterà anche il suo splendido cantato.
Nel 1974 gli Hatfield esordiscono con l’album omonimo, ma è nell’anno seguente che realizzeranno uno dei dischi più belli della Storia del Progressive Rock, The Rotters’ Club.
Qualunque aggettivo si provi ad associare a quest’album ne diminuirebbe l’impatto, la profondità, l’eleganza.
L’iniziale, pazzesca Share it, dove giganteggia Dave Stewart (Egg) nel suo assolo centrale,
Lounging there trying, cesellata dalla chitarra di Phil Miller, la meravigliosa Fitter stroke has a bath
che Sinclair accarezza col suo cantato mai così ispirato, e Didn’t matter anyway, il Capolavoro che non si può dimenticare, neanche a 45 anni dalla sua pubblicazione
Disco impossibile da spiegare: girare la chiave della porta, poltrona e cuffia al massimo volume. Occhi chiusi, possibilmente.
Nel 1977 Sinclair sostituirà Doug Ferguson nei meravigliosi Camel, prestando voce e basso alla band di Andrew Latimer per ‘Rain dances’ e ‘Breathless’. Ma quella è un’altra Storia.
Voto: 8,5/10